Ebbene
sì, Presidente Silvio
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Le perversioni dei partiti ammorbano le istituzioni
giannantonio spotorno
Ho voglia di
scriverti e ti scrivo, Presidente Silvio, così, come si fa con
un amico.
Leggerai?
Oh sì, se dipendesse
da te, ne sono certo, ma dipenderà invece dalla “simpatia” che
susciterò nei tuoi custodi.
Non giro in largo,
non lo meriti; sto per porgerti un richiamo e te lo porgo così,
ancora una volta come si fa con un amico.
Un richiamo, uno
solo. Non che non vi siano altri temi, ma voglio essere preciso
e non creare confusione; ti scriverò ancora, dunque, ma esporrò
le altre cose una per volta.
Il mio disappunto,
in quest’occasione, s’indirizza al tuo ruolo di fondatore del
Popolo Della Libertà e non a quello di capo del Governo.
Solo una minoranza
d’italiani sa davvero cosa sia un partito e ancora meno
sono quelli che conoscono
i meccanismi, anche non scritti, che lo legano alle istituzioni. Per
esempio, basti dire che molti non sanno che ogni incarico o
mandato è “concepito”, in qualche modo, nei congressi e che in
tal senso le pubbliche elezioni sono solo un’apparenza.
Ciò dà genesi a
problemi di cui parlerò in altre occasioni … ma ora torno al
punto.
Quel 26 marzo, a
Roma, c’ero anch’io. Sono avvezzo alla politica e non lo dico
per farmi vanto, ma solo per accrescere la speranza della tua
attenzione a queste mie parole.
Lo squallore dei
partiti, tutti, si riversa morbosamente nelle istituzioni dello
Stato e quando al loro interno viene soggiogata la regola della
democrazia e calpestato ogni principio, le istituzioni vengono
invase da un’orda di farabutti di periferia che finiscono
inevitabilmente col rovinare tutto.
È nelle cose umane
che nei partiti, ripeto tutti, esistano opportunisti e
prepotenti, ma quando la loro invadenza supera il livello, è
come già segnato il precipitare rovinoso di ogni buon intento.
Il PDL era stato
annunciato come altra cosa, invece quel livello è di gran
lunga superato.
Non puoi certo
conoscere uno per uno gli squallidi soprusi che si consumano
nelle periferie del tuo partito, ma le regole si fanno per
prevenire e per gestire al meglio e il tuo impegno a limitare lo
spadroneggiare di certi impostori, non sembra sufficiente.
Nel tuo ruolo di
leader di riferimento tu sommi straordinarie simpatie, ma paghi
cara già da qualche tempo la diffusa sottrazione di consensi che
ti procura l’arroganza di certi tuoi dirigenti di periferia.
Questo è il
rimprovero, Presidente, uno e preciso e, giacché ci sono,
mi permetto d’aggiungere un’umile opinione.
Togli la maschera a
grande parte dei tuoi coordinatori provinciali e fai sì che non
sia più possibile chiamare “onorevoli” molti dei tuoi eletti
anche regionali, perché, di fatto, onorevoli non sono.
I legami veri e
duraturi tra le persone nascono dalla fiducia che s’infonde in
ogni loro cuore. È la fiducia che rinforza l’etica, la libertà e
il raziocinio di ogni rapporto; altro può fare una stagione, ma
certo non la storia. |