<%@LANGUAGE="JAVASCRIPT" CODEPAGE="1252"%> Comunismo e leghismo, antipodi sovrapposti

Comunismo e leghismo, antipodi sovrapposti

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giannantonio spotorno

 

Una quarantina d’anni fa, Aldo Moro parlò di “convergenze parallele” nel difficile discorso che avrebbe dovuto preparare, già allora, l’ingresso dei comunisti alle responsabilità di governo.

Moro è stato un precursore dell’apertura a Sinistra della politica italiana, ma la discussione sui suoi reali disegni è tutt’oggi controversa. Egli non reputava utile la cultura e il progetto comunista, ma allora perché parlò di convergenze parallele?

I comunisti di quegli anni, per numeri e capacità politica, condizionavano la Democrazia Cristiana che, già pressata dalla corrente interna dei basisti, subiva un attacco da due fronti. Ciò era sotto gli occhi di tutti e, seppure forte, la DC non poteva “mantenere” a lungo le dispendiose richieste comuniste. In quel quadro dato, Aldo Moro parlò di convergenze parallele. Libero ciascuno di apprezzarlo o no, penso che quello statista indicasse un modo sottile se non cinico di costringere il PCI allo scoperto per avviarlo al fallimento del suo incantesimo culturale. Del resto ciò è successo una trentina d’anni dopo, mentre la politica perdeva ogni pudore per giungere allo squallore che oggi rappresenta.

Il governo subisce pressioni come allora, ma le subisce dal proprio interno e se quarant’anni fa esse erano figlie dell’incantesimo culturale comunista, oggi sono figlie della depravata richiesta di posti da parte della Lega che non avendo ancora la forza di condizionare il potere economico centrale, avviluppa i comuni e le province padane insieme ai loro relativi scrigni. Lì il PDL si è svenduto a essa irrobustendo il sopraggiungere di quell’orda di presidenti di provincia, sindaci, assessori e consiglieri che, tutti uguali, piegano la politica in base ai loro opportunismi ricorrendo anche agli usi più immorali del potere.

Il PDL va uccidendosi da solo; esso è già in buona parte asservito alla Lega che, come in un nuovo compromesso storico, pensa di ingoiarlo. Qui però i conti non torneranno e fatta eccezione per i vili che si sono venduti, il trasferimento dei voti dal PDL a Bossi non avverrà. Ciò isolerà la Lega esattamente com’è accaduto al comunismo, nonostante fosse una realtà assai più grande.

Chi ama prendere appunti, può annotare che l’errore del PDL ha assunto irreversibilità con la formazione delle liste per le amministrative del 2009 e le regionali del 2010. 

Un robusto pensiero filosofico, l’attenzione della storia e determinate condizioni della vita di quel tempo, hanno permesso al comunismo di lanciare una delle più grandi promesse della politica internazionale. La dignità del lavoro, la condizione della vita degli operai, il ruolo dello Stato, la pace, l’ambiente e il tema etico; si trattò di una promessa imponente che però ma non seppe fare i conti col mondo che cambiava anche per merito di quella stessa promessa. I comunisti puntarono all’impegno emotivo di folle di persone, ma sostennero sempre allo stesso modo le stesse cose perfino quando diventarono antiche e superate.

Da parte sua anche la Lega ha fatto una promessa e, incapace di maggiori supporti culturali, l’ha racchiusa nella brevità di “Roma ladrona”. Una formula scarna che in assenza di un’Italia così provata dalla disonestà della politica, avrebbe avuto destini ancora più brevi di quelli che ormai lascia intravvedere. Roma ladrona si è rivelato solo uno slogan che ha colpito gli italiani più emotivi, proprio come accadde per la promessa comunista che morì lo stesso pur portatrice di ben altro spessore.  

Preferendo gli slogan alle analisi serie, il nostro popolo vive d’istantaneità e vede la politica come fotogrammi in diretta scollegati dalla storia, senza capire che proprio in diretta oggi si può rappresentare ogni cosa e ogni suo contrario.

Circa le pressioni sul governo, il nuovo compromesso storico, la promessa e altro, si è raccontato l’accaduto, ma il destino è altra cosa e una visione della vita a fotogrammi non permette di intuirlo.

Gli italiani sembrano non capire che per invertire il senso di marcia di una nave servono chilometri per fermarla e altrettanti per avviarla in senso opposto. In politica, insomma, il fotogramma inganna; esso non dà direzione al movimento e nasconde la provenienza e il futuro.

La Lega ha già iniziato a rallentare, ma piangeremo molti guai prima che si fermi mostrando a tutti i propri limiti incolmabili … ecco un altro punto che mi ricorda il comunismo.