<%@LANGUAGE="JAVASCRIPT" CODEPAGE="1252"%> Lettera aperta al Presidente Napolitano

    Lettera aperta al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano

Signor Presidente, io smetto di votare

Torna ai titoli                                                             Nel Suo cuore, Lei si sente Presidente più del Popolo o dello Stato?

giannantonio spotorno

 

Mi scuso tanto, signor Presidente, ma sento un irrefrenabile bisogno di urlare uno stato d’animo, un pensiero e una rabbia che certo non sono solo miei.

Sono marito e papà, ho portato alla lode la mia carriera di studente, ho un carattere risoluto e non vivo molte paure, ciononostante sono un italiano attonito e sollecitato allo sconcerto da più parti.

Dentro di me, certezze che sembravano indelebili si sgretolano come castelli di sabbia al vento, mentre stento a tramandare ai miei figli quei riferimenti e valori che solo qualche decennio fa, mio nonno e mio padre potevano indirizzarmi con tanta convinzione.

Vola via come sabbia al vento anche quell’idea alta dello Stato che aveva preso a edificarsi in me già dalle scuole elementari, ma che non ho più sprone a proteggere dalle delusioni che giorno dopo giorno vanno ad annientarla.

Il mio cuore è offeso e alimenta un nervosismo che non gli era mai appartenuto.

Lo Stato, proprio questo nostro Stato che non so ancora scrivere minuscolo, indica l’organizzazione politica e giuridica della società civile; però non sa rappresentarmi e mentre non sento più di farne parte, esso non mostra in alcun modo di dolersene.

Dentro di me, la certezza della Democrazia si accascia e svuota d’ogni etica quel concetto di voto popolare che non può più essere ascritto ad alcun senso di moralità o dovere mentre, al contrario, porta alla correità.

I concetti di Popolo e Stato si allontanano inesorabili come continenti alla deriva e mentre mi sento fortemente parte del Popolo italiano, provo l’oppressione di uno Stato che corre ingordo verso la mancanza di qualsiasi ritegno.

La nostra gente, buona e generosa, va ad abbrutirsi un poco al giorno per il reiterato e pessimo esempio dei politici e delle istituzioni dello Stato.

La nostra gente è sempre più abusata e nessuno si meravigli se va cedendo ai germi del nervosismo, della perdita dell’umiltà e dell’abbandono della cultura e dei valori.

I partiti politici sono corrotti e rendono le istituzioni così disumane che un giorno saranno maledette anche da Dio, proprio come accadrà a quella miriade di funzionari e pubblici ufficiali che fanno dell’arroganza e della cattiveria lo sfogo delle loro complessate personalità.

Si proverà tristezza ma non stupore se nella cronaca compaiono ora suicidi, omicidi, minacce e atti di violenza ad amministratori e pubblici ufficiali.

Sto commettendo reato? Non so, signor Presidente, ma poco m’interessa; non posso sentirmi in reato se rimprovero un sistema che opprime e incattivisce il Popolo.

I problemi crescono intorno a noi come rampicanti costrittori su robusti tronchi, mentre le preoccupazioni e le notti insonni incitano perfino al desiderio di morire. Siamo avviliti per il futuro dei nostri figli che vediamo come destinati a vivere in un buio in cui non potremo lasciare loro alcuna luce.

Mi faccia urlare, signor Presedente e voglia il suo cuore leggermi con affetto se lascio correre libere le parole fino a porle una domanda.

Nel suo intimo, signore, Lei si sente Presidente più del Popolo o dello Stato?   

Nell'animo del costituente i partiti politici erano l'anello di congiunzione tra le istituzioni rappresentative e la volontà del Popolo. A essi era chiesto di intervenire con metodo democratico nella politica nazionale, ma quel metodo democratico non esiste più e, fatti salvi gli atti estetici malignamente giocati in nome dei valori e del bene della società, i partiti politici sono ormai gestiti per delinquere.

La nostra democrazia è falsa e se anche si autoincorona come rappresentativa, il Popolo va ormai a capire che l’apparato non ha alcun interesse per la democrazia vera.

I partiti politici, già dotati dei più cinici meccanismi di chiusura e di controllo, sono in grado di bloccare in modo inesorabile l’azione di qualsiasi cittadino voglia partecipare per opporsi all’immoralità generata dai partiti stessi.

La prossima volta non voterò, signor Presidente e mi auguro che facciano lo stesso tutti gli italiani liberi e perbene che non sono già accalappiati dai partiti.

Una percentuale del “non voto” superiore al 51%, rende inconfutabilmente pubblica la falsa rappresentatività dei partiti che a quel punto faranno molta fatica a sostenere ogni altra farsa.

Non è da escludere che in un tale momento di verità, il nuovo possa finalmente organizzarsi nella totale inibizione dei politici vigenti.

Un Popolo offeso nella libertà, tradito nella fiducia, oppresso nella fantasia, nell’amore per la vita e nella speranza, è un Popolo che deve, deve e deve guarire da questi morbi.