Governo o
voto,
cambia qualcosa?
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giannantonio spotorno
Ognuno fa le sue previsioni e, per quanto mi riguarda, penso che
il voto non sia esattamente dietro l’angolo, ma penso anche che
non sia questo il punto più importante.
Di ogni cosa
passa la moda, tuttavia, quella di ragionare di politica in modo emotivo e
spesso incompetente, è una moda alla quale troppi italiani non sanno
rinunciare.
“Il Paese va
governato!”
“Questo
governo non governa nulla!”
“Meglio
votare subito”
“Meglio
votare dopo!”
… e via di
questo passo fino a restare senza voce.
Ciascuno
argomenta e pontifica in favore di questa o quella tesi con i toni che gli
sono propri e, dunque, “Il governo cade … non cade … si vota … non si vota”
… tutti convinti che così o colì cambi qualcosa.
Pensate
davvero che una di queste soluzioni “spicchi” sulle altre?
Oh, sono
d’accordo anch’io che cambierà qualcosa, ma in direzione di un altro passo
avanti verso il peggio.
Davvero non
vi siete ancora accorti che, dai congressi di partito al voto pubblico, la
nostra è una democrazia finta e pilotata?
Davvero siete
ancora convinti che si possa parlare di etica del voto?
Davvero
pensate ancora di votare senza macchiarvi di sporca correità?
I partiti
politici, tutti, sono delle associazioni per delinquere e noi, un po’
allocchi, ci invaghiamo dell’estetica maligna dei loro richiami ai valori o
al bene della società per dividerci, come beoti, tra le culture di destra,
sinistra, centro, alto e basso.
Noi
continuiamo a dividerci qua e là, senza capire che in questo modo avalliamo
quegli impostori mentre costruiscono per noi un’angoscia e un’ingiustizia al
giorno.
Noi, come
allocchi, continuiamo a mantenere una vera e propria corte di maledetti
politici centrali, periferici, nonché di grande o piccola stazza.
Noi, come
allocchi, viviamo in uno Stato di polizia che ci ossessiona, che ci manca di
rispetto, che ci controlla, ci sfrutta e ci maltratta.
Noi, come
allocchi, siamo liberi di vivere solo al minimo regime e di starnazzare come
ci pare, finché il nostro chiasso non preoccupa nessuno.
C’era una
volta chi si agitava dall’incantesimo della cultura comunista, preoccupando
il pensiero dell’Italia moderata e liberale, mentre l’Italia era già
incamminata in direzione della politica sporca e parassita.
Poi venne
Berlusconi che parlò di una rivalsa sull’incantesimo comunista, inneggiando,
come un pifferaio, a una politica rispettosa e liberale. Quel sogno si è
rivelato inconsistente e l’Italia ha continuato ad addentrarsi nella
metastasi della sua politica irreversibilmente incancrenita.
Questa è la
situazione … che differenza fa se adesso si vota o non si vota?
In cuor mio,
penso che le cose possano cambiare se il Popolo, rinunciando almeno in parte
alla moda dell’incompetenza, si predispone a rendersi conto che qualcosa
fuori dei partiti si può fare. |