<%@LANGUAGE="JAVASCRIPT" CODEPAGE="1252"%> Ebbene sì, presidente Silvio - 2

Ebbene sì, presidente Silvio - 2

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giannantonio spotorno

 

Penso che ti sia condannato con le tue stesse mani, presidente Silvio e quando ti ho scritto il 4 luglio dello scorso anno, ho predetto alcune cose.

Che combinazione rara! … gli astri, il momento e la storia erano lì come ad aspettarti ed è difficile capire come tu sia stato così poco all’altezza della situazione.

Viene tutto da lontano; da quel pensiero precursore di Hegel, criticato ma evoluto da Marx in quel materialismo storico e dialettico che approfondì con Engels e che il mondo sintetizzò in politica col termine di comunismo.

Quel comunismo che scaldò non pochi cuori con i temi che sappiamo e che, d’acchito, apparve come un movimento giusto. Quel comunismo che però propose una strategia assoluta e che parlò di libertà in modo un po’ nervoso, istigando talvolta all’odio e ispirando invidia tra la gente che divise in classi. Quel comunismo che parlò di massa senza concepirla come una pluralità di singoli individui e che pretese un concetto di Stato quale entità garante dell’equità e del giusto. No, quel comunismo non poteva “camminare” ed è arrivato ai giorni nostri come prigioniero dell’antico.

Una combinazione rara, dicevamo, procurata pure da quella libertà bastarda che prese a snocciolare il nostro rosario fratricida uccidendo, uno tra tutti, quell’Aldo Moro che non a caso aveva parlato di “convergenze parallele”.

Una combinazione rara, spinta anche da quel tempo che diede fisionomia e forma alla corruzione della politica e della democrazia punendo, uno per tutti, il tuo amico Bettino Craxi che, ancora non a caso, aveva iniziato a dirlo al parlamento e al mondo in quel 3 luglio del ‘92.

Una combinazione rara che ti ha visto arrivare nel momento giusto, presidente Silvio … l’utopia comunista che cadeva sotto i colpi della propria fissazione e gli italiani che sognavano la risposta di una politica più sobria, corretta e liberale.

Sognavano la risposta di una libertà serena e dignitosa che avrebbe dovuto arricchire le opportunità, la mente e la speranza, senza rendere violento il cuore.

Era il momento giusto, presidente Silvio e tu potevi davvero essere un grande … c’era quella combinazione rara e avevi con te la forza della nostra generosità quando pensiamo d’essere nel giusto.

Come hai fatto a rovinare tutto?

Parli di riforme e di altre mille cose fatte per il bene dell’Italia; ma lo capisci o no che con te la nostra vita è peggiorata?

La corruzione di quella prima Repubblica si è decuplicata e a essa si è aggiunta la lussuria della corte di politici che ronzano tronfi intorno a te e ovunque, con i loro privilegi faraonici e i voti che acquisiscono a suon di posti pubblici di lavoro che paghiamo ancora noi.

Dov’è la tua grandezza? Dov’è la tua capacità politica?  Dov’è la tua preoccupazione per la gente? Dov’è la tua umiltà? Dov’è la tua educazione? Dov’è il tuo rispetto? E dov’è la coerenza dei tuoi fatti con le tue parole?

Tu hai trovato un’Italia in pezzi e l’hai ridotta in polvere!

Non hai stile, non hai “spessore”.

Quale uomo politico accorto avrebbe mai sollevato il polverone che hai sollevato tu?

Quale uomo politico accorto si sarebbe mai autodefinito il più grande statista del secolo?

Li vedi Alcide De Gasperi, Palmiro Togliatti, Aldo Moro, Enrico Berlinguer, Giorgio Almirante, Bettino Craxi o altri simili, autodefinirsi in modo borioso come hai fatto tu?

Era una combinazione rara della quale non hai capito nulla, presidente Silvio e, per quanto ti suoni strano, ciò fa di te soltanto un pover’uomo … altro che statista!

La Sinistra non c’è più e non c’è più un solo politico credibile da nessuna parte. Non lo sai, ma già non ci sei neppure tu e in quest’Italia che la politica vessa in ogni modo, non esiste più neppure il meno peggio.

Passerà del tempo, ma gli italiani dovranno capire come schiacciare il tasto di “reset” e come riunirsi su una via inconfutabilmente lontana da te e da tutti gli altri.

Farai una brutta fine, presidente Silvio … e pensare che tra i tuoi delegati nazionali di quel 28 marzo, c’ero anch’io.