<%@LANGUAGE="JAVASCRIPT" CODEPAGE="1252"%> Di Nord Africa e di altro

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giannantonio spotorno

 

Mancava poco, ma di colpo m’è preso di partire domenica 21 agosto e mi sono organizzato.

Destinazione: Africa settentrionale, Egitto, Cairo … e poi chissà.

Pensavo di atterrare al Cairo domenica stessa a tarda sera, di fermarmi l’indomani e, chissà perché, di ripartire lunedì, sempre a tarda sera, alla volta di Assuan.

Assuan offre mille motivi per esser visitata, ma a me ricorda pure una grossa lavata di capo che, presente mia moglie, mi sono preso a suo tempo dal barcaiolo della Feluca che girava intorno all’isola Elefantina, per essermi improvvisamente tuffato nel Nilo.

Raggiunta la sponda, io a nuoto e gli altri in Feluca, il povero barcaiolo mi urlava ancora dietro per due ragioni vere: un parassita del Nilo che conduce a gravi malattie e i coccodrilli che la diga di Assuan tiene a monte ma che, quando non sono più così piccoli da poter essere venduti a “strani” turisti, i commercianti del suq o bazar buttano nelle acque a valle.

Ricordi a parte, da lì, dall’Egitto, avrei proseguito per chissà dove, ma i piani sono mutati già prima di partire.

Chiamato un amico per farmi prendere in aeroporto, ho cambiato idea proprio parlando con lui.

E’ una persona attendibile e: “In Egitto, i giorni del Popolo nelle strade sono intanto finiti - mi ha detto - Hosni Mubarak è stato meno intelligente di Ben Ali che ha preso subito accordi con i tunisini, ma anche meno folle di Muammar Gheddafi che ha messo la Libia a ferro e fuoco; insomma, Mubarak è andato via, in ritardo, ma andato via”.

Poi, aggiunge: “Succedono cose particolari nell’entroterra e, conoscendo la tua natura, ti direi di curiosare. A Sud, verso Assuan, ahahah, che conosci bene, ci sono infiniti terreni e accade che …”

Come d’istinto, ho immediatamente cambiato itinerario e ho pensato che mi serviva trovare una sorta di enclave incastonata tra la Libia e l’Algeria, per riuscire a vedere più confini e magari parlare con questa e quella gente. Quale terra s’incunea lì meglio della Tunisia?

Detto, anzi pensato e fatto, domenica 21 sera atterravo proprio lì, in Tunisia e, trascorsa la notte in un albergo, il mattino dopo stavo già parlando con la gente.

La prima cosa che ho saputo è che in Tunisia erano soddisfatti d’essersi liberati di Ben Ali senza spargimenti di sangue. Lui, Ben Ali, l’ha subito messa così:

“Me ne vado via, non provoco disgrazie ma porto con me le mie ricchezze”.

“D’accordo - hanno risposto i tunisini che per loro fortuna sono un Popolo unito - ma entro il 12 ottobre prossimo tutto deve essere finito e tu e tua moglie non metterete mai più piede qui”.

Ben Ali e moglie hanno portato via camionate di soldi, ma i tunisini non hanno avuto morti e hanno salvato le città, la stagione turistica e quant’altro … però, ho scoperto che anche lì accade qualcosa di strano con troppi terreni.

Spostandomi sulla costa verso oriente, ho raggiunto presto il confine con la Libia e avvertito la presenza di Tripoli che non vedevo, ma che distava un’ottantina di chilometri; poi ho iniziato a recarmi verso Sud percorrendo la Tunisia che si assottiglia sempre più fino a diventare un punto che confina con la Libia e l’Algeria insieme.

Ho parlato ad algerini e libici e, per farla breve, gli algerini mi hanno detto che in caso di rivolta l’esercito non si schiererà contro il Popolo, dunque Abdelaziz Bouteflika cerca di stare buono … però, anche lì qualcuno compra troppi terreni.

In Libia, invece, il Paese è bruciato e Gheddafi braccato come un animale. Si sono formate bande e scorrerie; penso che la democrazia non sia nemmeno un punto all’orizzonte … però, anche in Libia sono stati venduti migliaia e migliaia di ettari di terreno.

Il tema è lungo e se anche qui da noi capita di non voler capire come ogni cosa derivi dalla storia, nella fattispecie sarebbe bene risalire almeno alla destituzione di Saddam Hussein in Iraq e all’assassinio di Rafic Hariri in Libano.

Il primo caso, di là di singole posizioni a volte fantasiose, ha dimostrato che è possibile intervenire nel mondo arabo dall’esterno, nel secondo caso, invece, in conseguenza dell’assassinio di Hariri, è stato lo stesso Popolo libanese a cacciare lo storico invasore Siriano.

Poi, di là delle facili emozioni, si dovrebbe pure prendere atto che le ragioni “fondamentaliste” non sembrano avere troppo ruolo.

Ritornando a noi, ho personali e frequenti rapporti col Senegal e anche lì si vendono terreni … ma chi compra l’Africa e perché?

Chi la compra è un fatto ed è la Cina, la stessa Cina che ha riempito l’Italia di ristoranti cinesi (chi pensa che siano solo ristoranti vive nella cecità); la stessa Cina che è ormai padrona di mezzo debito pubblico americano. Proprio così, l’ultimo grande avamposto comunista che si muove all’insegna del più becero capitalismo.

Chi compra quei terreni è un fatto, dicevo, ma perché li compra?

Beh, qui posso avanzare solo delle idee, ma mentre si corre a succhiare l’ultima goccia di petrolio, la Cina pensa forse di assoggettarsi il mondo “coltivandolo” ovunque.