Il termine “funzionale” indica un concetto di
dinamismo e correlazione, insomma, ogni cosa è funzionale a
qualcos’altro.
I
Funzionalisti nascono tra filosofia e sociologia e
si affermano dagli albori del Novecento; predisposti per cultura alla
ricerca
di elementi di funzionalità, si esprimono oggi in campo sociopolitico.
Il legame della correlazione
permette alla pratica
funzionalista di testare ogni obiettivo anche nel corso del proprio
compimento.
l'applicazione del
funzionalismo crea
un rapporto di fiducia tra Popolo e politica, rendendo l’uno più
responsabile e l’altra meno ingannevole.
I Funzionalisti si oppongono al rinforzamento dei
poteri dell’apparato "eletto" e smascherano l'ideologia come sistema
immorale dei partiti per carpire voti.
Condannano i partiti vigenti e denunciano che essi
non hanno nulla a che vedere col senso originario del termine di
partito, né con la relativa interpretazione costituzionale.
Sono oggi forme associative scellerate che
opprimono i cittadini attraverso le istituzioni ed è incoerente pensare
di combatterli sostenendoli col voto.
Serve
creare un evento eccezionale che smascheri la non rappresentatività dei
partiti vigenti.
Una
volta umiliata la loro pretesa di autorevolezza, è naturale che nasca un
soggetto politico nuovo totalmente separato da essi e di esclusiva
genesi popolare.
L’evento eccezionale può essere il “nonvoto”, cioè la maggioranza degli
aventi diritto al voto che sta inequivocabilmente a casa e che non va a
votare.
Prima
di tutto è una questione di moralità.
Chi
conosce davvero le tecniche dei partiti, sa che lì non esiste spazio per
nessun dirigente onesto e sa pure della fatale manipolazione che piega
ogni partito nuovo sedicente “libero”.
Non
c’è dubbio: votare i partiti vigenti è immorale.
Il
secondo aspetto del “nonvoto” sbatte i partiti contro un fatale
paradosso.
Esistono vari tipi di democrazia e la nostra è una “democrazia
rappresentativa”; la rappresentatività implica un concetto matematico
legato alla maggioranza.
Il
Popolo elegge la propria rappresentanza ma se la maggioranza non vota,
allora ecco che la rappresentanza della minoranza che ha votato si
arroga il diritto di rappresentare la maggioranza.
I
cittadini che non votano hanno pari dignità degli altri, ma la politica
ha interesse a fissare regole arroganti che annullino la loro
espressione.
Ciò
porta a un conflitto culturale senza precedenti che, ulteriore aspetto
importante, non potrà esimere l’informazione dal cavalcare diffusamente
la notizia della fine di questi partiti.
Entra
ora in ballo la dottrina sociale della Chiesa che non è un elemento
confessionale, ma l’essenza della nostra cultura che
ha origine greco-romana e giudaico-cristiana e sulla quale
si fondano i principi umani, sensibili ed etici
della nostra società.
Ne
sono capisaldi le regole fondamentali della
convivenza, i principi di libertà, di sussidiarietà di giustizia
sociale, la dignità della persona umana e la grandezza della missione
educativa che è emergenza vera della società attuale.
Ciò
costituisce una proposta forte circa la ricerca del bene comune, il
perseguimento della giustizia e la costruzione della pace …
L’immoralità di una democrazia che s’impone come rappresentativa senza
esserlo, va in conflitto mortale con ogni elemento ispiratore della
nostra essenza culturale.
Un
simile paradosso scopre la nostra democrazia in tutta la sua falsità.
I
motivi accennati sono molto vasti, ma la sintesi ne denuncia già la
forte incisività.
Il "nonvoto"
è l’evento eccezionale del quale la nostra società ha bisogno per
infliggere una punizione decisiva alla degenerata politica dei partiti.