Torna ai titoli                                                                                  The day after

 

giannantonio spotorno                                                                                                                 

 

 

Cercando “Pasticcio di democrazia all’italiana” tra le ricette culinarie, si può trovare qualche buona analisi sulla nostra situazione politica e iniziare a capire già dagli ingredienti.

Politici e partiti corrotti a volontà, due massicce porzioni bilanciate di voti comprati e voti bigotti, una dose di incompetenti rivoluzionari di pastafrolla e una buona quantità di popolo arrogante, sempre incapace di fare squadra e rovina costante del popolo avveduto.

Mettere tutto sul lento fuoco della politica e aspettare imperterriti che esploda.

Ecco, noi siamo in avanzata fase di cottura.

Parlare della feccia dei politici è ovvio ma, in tutta sincerità e col cuore pieno di rabbia e di tristezza, io credo che occorra anche rimproverare il popolo per essersi fatto rubare il tempo e la cultura fino a non saper proporre nulla oltre gli stupidi starnazzi.

Vista, udito, palato, olfatto e tatto sono gli immensi doni percettivi che ci ha dato il Padreterno, ma è di moda usare solo quelli e così l’intelligenza, cioè la trasformazione del cervello in mente, sembra non contare più.

“Ragionare” con i cinque sensi percettivi è più comodo che percorrere il sacrificio del pensiero e della conoscenza, ma porta a espressioni così superficiali che la lingua appare collegata più al fondoschiena che alla testa.

Crediamo pure a quello che ci pare, ma chi si esprime collegando la lingua al fondoschiena, pretende sempre che un’opinione sia giusta solo perché sua … del resto, se così non fosse, non si sarebbe creato lo squallore politico che si è creato.

Oggi, chiuse le politiche 2013, ecco che abbiamo saputo creare l’ingovernabilità perfetta e anche l’illusione dell’ennesimo pagliaccio.

Circa l’illusione dell’ennesimo pagliaccio, risalendo qualche decennio nella nostra storia, troviamo Guglielmo Giannini che all’urlo di “Ne abbiano piene le scatole”, fondava il partito de “l’Uomo qualunque”, proponeva il folklore politico in luogo della politica, prendeva un discreto consenso e moriva, politicamente, un po’ di anni dopo.

Poi, proprio sul finire degli anni Settanta, Umberto Bossi inizia a urlare che “La Lega ce l’ha duro”, propone di nuovo il folklore in luogo della politica ed entra in coma un bel po’ di anni dopo.

Ora, Beppe Grillo urla “Vaffanculo”, propone l’ennesimo folklore politico e, come dice la storia e anche ”altro”, prepara la lunga agonia del suo esercito di illusi. 

Circa l’instabilità perfetta, non c’è che dire: siamo degli imbattibili campioni.

Bersani e il suo apparato la sanno lunga come la sanno lunga Berlusconi e compagnia, i grillini invece non sanno nulla, ma la sa lunga Grillo che frequenta l’antica scuola “Casaleggio” che frequenta l’università Monti.

Cosa vuol dire? Semplice.

I partiti non possono più costruire stima per meritare consensi, dunque, l’ingrediente più importante della citata ricetta, sono dieci milioni di voti comprati secondo tre diverse modalità d’acquisto; costano più di 150 miliardi, sono pagati con soldi dei contribuenti e parlarne è un tabù per tutti.

La politica del palazzo deve mantenere a tutti i costi quei dieci milioni di voti, ma il fondo è raschiato e la soluzione nel palazzo non c’è più.

Il momento del popolo è forse all’orizzonte ma, come ho detto in apertura, c’è un popolo avveduto che è rovinato da quello illuso, da quello arrogante e da quello che ha venduto il voto.

Il popolo avveduto dovrà dare vita a una sorta di lobby popolare che sia distante tanto dai politici infami quanto dalle frange di quel popolo che dimostra ogni giorno di non sapere salvare nessuno.