Ti
piace sostenere il contrario ma non è vero che sei libero, in più non
hai saputo costruire la democrazia né alcuna giustizia … vuoi insistere
a pensare che non sia anche colpa tua?
Lobby
Popolare è il partito politico emanato dal movimento culturale dei
Funzionalisti; esso omaggia la storia e anche la storia del pensiero ma
respinge quelle fissazioni ideologiche per cui, almeno fin qui, ogni
soggetto politico si è sentito obbligato a qualificarsi come di
Sinistra, di Centro o di Destra.
Lobby
Popolare avverte il concetto di permeabilità ideologica di cui trova
testimonianza nel pensiero macro e micro Funzionalista.
A
cavallo tra fine Ottocento e primi Novecento, i Funzionalisti, ancora
filosofi, divengono precursori del pensiero sociologico, portatori cioè
di riflessioni profonde che si riveleranno presto come basi portanti
della moderna scienza sociologica.
Emil
Durkheim,
Talcott Parsons,
Robert King Merton,Marion Joseph Levi,
Max Weber, Kurt Lewin
e altri affermano che la
società sia un insieme di parti interconnesse e nessuna di esse può
essere compresa se isolata dalle altre.
I
macro organismi sono gli Stati e gli apparati, mentre i micro organismi
sono realtà più piccole fino alla dimensione del singolo individuo; la
società è in armonia quando al suo interno ogni parte sa ed è messa in
condizione di svolgere il proprio compito.
In
opposizione alla concezione marxista, i Funzionalisti non definiscono la
società come “massa”, ma come un insieme di individui ed entrambi, macro
e micro Funzionalisti, concordano che non possa esistere una società
felice se non sono felici gli individui che la compongono.
I
Funzionalisti di oggi estendono al campo politico gli eccellenti
risultati della ricerca sociologica e affermano che la modernità abbia
il compito di trasformare la politica in una quotidiana opportunità per
la società e per il cittadino.
Un
movimento culturale che operi in tal senso, deve trovare sintesi
nell’emanazione di un partito politico che intenda, senza ambiguità, la
gestione della politica come funzionale alle aspettative della società
e, dunque, dei singoli individui.
Lobby
popolare afferma che non può esistere una politica funzionale alle
aspettative della società se si prescinde dalla preparazione culturale e
politica della società stessa; insomma, il popolo non può “delegare”
anche la cultura e, pertanto, il partito “Lobby Popolare” prende le
mosse da due intuizioni basilari:
•
l’esistenza di dinamismo nel rapporto quantità/qualità;
•
la possibilità del popolo di svolgere attività privilegiate che, come
per una sorta di mandato esclusivo, sono state fin qui
riservate a ristrette “lobby elitarie”.
La
qualità è una percentuale della quantità. In un campione di esseri
umani, come di animali, di ortaggi o di oggetti di qualsiasi natura, gli
elementi qualitativamente migliori sono una porzione dell’insieme; ciò
genera il concetto di elite che, specie in campo sociale, offre
possibilità di accedere a opportunità maggiori.
Non
avvilendo il concetto di elite nel solito pregiudizio ideologico e
riferendolo semplicemente a un livello di qualità più alto, è possibile
capire che se una parte ristretta della società ha più facile accesso
alle opportunità migliori, allora la democrazia e la politica devono
garantire che ciò accada alla maggiore quantità possibile di popolo e
non il contrario come è oggi.
Insomma, la politica non può accettare che la qualità sia una sorta di
percentuale fatalmente statica della quantità, se non una percentuale a
ribasso, se non addirittura un’opzione riservata a pochi.
La
gestione della politica non può essere monopolio di un gruppo
d’impostori che intendono l’evoluzione culturale del popolo come un
elemento che destabilizza la loro posizione di privilegio.
La
gente che protesta nel chiasso e alla rinfusa, non conta nulla e i
politici vigenti lo sanno così bene che hanno annullato il popolo
spingendolo a forme
di lotta rozze ed effimere nell’illusione
di diritti impossibili.
Piaccia o no, si prenda finalmente atto che la
protesta politica popolare italiana è fin qui stata una triste sequenza
di fallimenti totali. Attribuire qualità strategiche al chiasso è
un convinzione demenziale; occorre invece studiare e riflettere per
capire come organizzare una struttura popolare che possa essere
efficace.
Un
popolo impreparato non può avere la democrazia e chi si ostina a non
capirlo, tragga monito dai lunghissimi decenni di fallimenti popolari
che precedono.
Lobby
Popolare chiama a raccolta il popolo che per liberarsi degli impostori
al potere, ha capito che deve studiare, conoscere e prepararsi abiurando
l’emotività e l’improvvisazione.
Lobby
popolare chiama a raccolta il popolo che ha capito che in politica non
esiste il “facile” né il “concreto e subito” né alcun successo che
derivi dal chiasso o da certo “folklore”.
Lobby
Popolare, invece, non chiama a raccolta quel popolo che si mostra
apatico a qualsiasi forma di disponibilità e d’impegno, eccetto il
logorroico uso della “lingua”.