<%@LANGUAGE="JAVASCRIPT" CODEPAGE="1252"%> Rispondo

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giannantonio spotorno

 

 

Mi è stata fatta qualche domanda circa l’editoriale “Comunismo e leghismo, antipodi sovrapposti” pubblicato su www.spotpoint.eu il 12 agosto 2010.

Ringrazio e rispondo volentieri.

Un passo del pezzo del 12 agosto recita così:

 

… “Il governo subisce pressioni come allora, ma le subisce dal proprio interno e se quarant’anni fa esse erano figlie dell’incantesimo culturale comunista, oggi sono figlie della depravata richiesta di posti da parte della Lega che non avendo ancora la forza di condizionare il potere economico centrale, avviluppa i comuni e le province padane insieme ai loro relativi scrigni.

Lì il PDL si è svenduto a essa irrobustendo il sopraggiungere di quell’orda di presidenti di provincia, sindaci, assessori e consiglieri che, tutti uguali, piegano la politica in base ai loro opportunismi ricorrendo anche agli usi più immorali del potere”.

 

Alcuni lettori mi hanno chiesto di descrivere almeno uno di questi usi leghisti delle istituzioni comunali e provinciali. Riporto di seguito un caso preciso e affermo che faranno prima i lettori a stancarsi di chiedere esempi che gli esempi stessi ad esaurirsi.

La legge 1150 del 1942 istituiva i PRG (Piani Regolatori Generali). Per dirla in breve, i PRG nascevano per regolare le attività sul territorio. Si trattava di strumenti delicati che necessitavano di controlli seri in quanto richiamavano svariati interessi a volte anche illegittimi e malavitosi.

Si era subito intuito che i PRG, per loro natura, avrebbero determinato il movimento di capitali anche ingenti e rischiato di essere causa di colossali arricchimenti personali; per questi motivi si stabilì di sottoporli a controlli severi.

Tornando ai nostri giorni, i PRG tenderebbero ad essere messi in pensione e, già in Lombardia,  al loro posto sono arrivati i PGT (Piani di Gestione del Territorio) regolamentati dalla legge regionale n. 12 dell’11 marzo 2005.

Più o meno, come spesso accade in Italia, le due cose si equivalgono e si cambia nome per rifare tutto, ma nel caso dei recenti PGT è prevista qualche competenza provinciale in più. Ogni Provincia, infatti, predispone il PTCP (Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale) al quale ogni amministrazione comunale si attiene per la stesura dei nuovi PGT.

Anche a dispetto dei rapporti numerici, la Lega non ha esitato ad avvelenare la convivenza nel Centrodestra pur di usurpare alla coalizione il maggiore numero possibile di posti nelle liste dei consigli comunali e provinciali e dei relativi sindaci e presidenti.

I PGT hanno facoltà di dare una destinazione urbanistica residenziale a terreni già industriali, agricoli o addirittura boschivi, portando il valore del terreno stesso da dieci ad anche cento volte quello originario.

Nella sintesi l’iter è il seguente: si richiede il cambio di destinazione di questo o quel terreno, poi pochi “eletti” (non vi dico le prevaricazioni) valutano le richieste e, dunque, si prepara il PGT per l’approvazione in aula consiliare.

Iniziate a capire come avviene il giro?  

In ordine ai nuovi PGT, nella totalità o quasi dei comuni, esistono richieste inerenti il cambio di destinazione urbanistica accennato.

In molti, anzi in moltissimi casi - se sarò provocato scriverò qualche nome - succede un fatto da segnalare.

Accade che in questo o quel comune, durante la seduta consiliare per l’approvazione del PGT, una sensibile percentuale dei consiglieri leghisti è costretta ad assentarsi dall’aula per “conflitto di interessi”. Ciò vuol dire, per chi non l’avesse capito, che i terreni oggetto di richiesta di cambio di destinazione urbanistica sono di proprietà degli stessi consiglieri del conflitto di interessi.

Sono triste testimone dell’infame corruzione politica del nostro Paese, ma non riesco ad abituarmi al canto di sedicenti vergini che in realtà sono più meretrici delle meretrici storicamente acclarate.